fbpx Corso di alta cultura "Reinventare l’Italia. La cultura italiana tra Resistenza e Ricostruzione (1943-1948)" | Università per Stranieri di Perugia

Corso di alta cultura "Reinventare l’Italia. La cultura italiana tra Resistenza e Ricostruzione (1943-1948)"

18-20 giugno 2024

Partecipazione gratuita.

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papaveri rossi

A 80 anni dalla fine del fascismo (1943-2023) il corso si propone di effettuare un percorso nella storia della cultura italiana negli anni della Resistenza, della Liberazione e della Ricostruzione: come l’Italia si ripensa e attraverso quali riferimenti si reinventa a partire dall’esperienza del regime che rappresentava un modello negativo da superare.

Dopo esserci soffermati, l’anno passato, sugli orientamenti ideali (anche nella loro proiezione internazionale) che si coagulano nel costituzionalismo democratico della carta repubblicana, ma anche nella produzione letteraria, architettonica e nell’immaginario cinematografico, quest’anno le lezioni si incentreranno sul tema del mito del bravo italiano, sull’editoria in rapporto ai processi di democratizzazione della cultura e sulla storia delle donne.


18 giugno - Aula Magna di palazzo Gallenga

Pratiche culturali di "Nuova Italia"

David Bidussa

Il secondo dopoguerra in Italia è molte cose: progetto culturale, percorsi di partecipazione pubblica, organizzazione di nuove esperienze volte a far crescere la consapevolezza e dunque la responsabilità. Uno degli ambiti in cui si misura questa sfida è l’offerta di contenuti culturali.

Tra crisi del fascismo e consolidamento della democrazia politica ovvero tra 1943 e primi anni ‘50 prendono corpo iniziative culturali, imprese editoriali, progetti di reinvestimento che hanno il fine di promuovere partecipazione e modernizzazione.

Per alcuni il fallimento del proprio progetto politico è una sconfitta. Eppure nessuno rinuncia a pensare e a dare gambe a progetti fondati sulla partecipazione, sul coinvolgimento, sulla innovazione dei contenuti culturali. In breve sulla voglia di pensare futuro. Anzi questa condizione, se affrontata non con rancore, ma come “autocritica” (per esempio sono i laboratori culturali di Vittorio Foa, di Franco Venturi, di Leo Valiani, di Gianni Bosio, Carlo Levi…) è la premessa a investire e a progettare in termini di futuro.

Affronteremo questo processo guardando a come si costruisce il processo di modernizzazione culturale che proprio tra Resistenza e “nuova Italia” si definisce. Ovvero tra 1943 e 1955. Faremo riferimento a quattro prodotti che hanno segnato la macchina culturale del lungo dopoguerra italiano e che hanno il loro processo di formazione tra guerra e dopoguerra.


David Bidussa

David Bidussa (1955), storico. Dal 1989 al 2018 direttore della biblioteca e responsabile dell’attività editoriale e didattica di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Nel 2016 è stato tra i fondatori e coordinatori del progetto di Mater in Public History di Università Statale di Milano e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ed è membro del Comitato di coordinamento.

Attualmente è consulente per le attività editoriali della Fondazione Feltrinelli.

Ha pubblicato: Il sionismo politico (1993); Il mito del bravo italiano (1994); La France de Vichy (1997); La mentalità totalitaria (2002); Dopo l’ultimo testimone (2009); I purissimi. I nuovi vecchi italiani di Beppe Grillo (2014); La misura del potere (2020).

Ha curato: Furio Jesi, L’accusa del sangue (2007); Goffredo Mameli, Fratelli d’Italia (2010); Jules Verne, Il giro del mondo in ottanta giorni (2014); Norberto Bobbio e Claudio Pavone, Sulla guerra civile (2015); Zygmunt Bauman, Visti di uscita e biglietti di entrata (2015); Victor Serge, Da Lenin a Stalin (2017); Claudio Pavone, Gli uomini e la storia, (2020); George Orwell, Millenovecentottantaquattro (Chiarelettere 2021). Carlo Levi, Scritti politici (2022); Benito Mussolini, Scritti e discorsi (2022).


19 giugno - Aula Magna di palazzo Gallenga

“Bravo italiano” e “cattivo tedesco”. L’elaborazione della memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale in Italia”

Filippo Focardi

A partire dall’armistizio del settembre 1943, prima la classe dirigente dell’Italia monarchica guidata dal re Vittorio Emanuele III e da Badoglio, e poi i partiti e le culture politiche dell’antifascismo (liberale, cattolica, marxista) elaborarono una memoria della partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale e una raffigurazione del fascismo imperniate su un fondamentale punto di convergenza costituito dalla comparazione e dalla contrapposizione fra il comportamento del “bravo soldato italiano” e quello del “cattivo soldato tedesco”, fra il fascismo di Mussolini e il nazismo di Hitler.

L’esigenza politica di separare le sorti dell’Italia fascista sconfitta da quelle dell’alleato tedesco per evitare al Paese il rischio di una pace punitiva esercitò una profonda influenza sull’elaborazione della master narrative italiana. Le virtù umanitarie dei soldati italiani, descritti come contrari alla guerra del Duce e pronti ad aiutare le popolazioni civili vittime della guerra (a partire dagli ebrei), furono contrapposte alla furia eliminazionista e all’impeto ideologico dei soldati tedeschi.

Il fascismo fu giudicato sul metro del nazismo, come una dittatura meno bieca e brutale, ben differente dal sanguinario “totalitarismo d’acciaio” del Terzo Reich. La relazione analizza le dinamiche di formazione di queste raffigurazioni che hanno improntato a fondo, fino ad oggi, la memoria pubblica nazionale italiana.


Filippo Focardi

Filippo Focardi è professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova. Si è occupato di memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale, dell’uso politico della memoria della Resistenza, della questione della punizione dei criminali di guerra italiani e tedeschi, dei rapporti fra Italia e Germania dall’Ottocento ad oggi, delle politiche della memoria dell’Unione europea. È stato visiting professor presso l’Université Paris VIII e l’Université Libre de Bruxelles, dove è stato insignito del premio Baron Velge per i suoi studi sulla memoria della seconda guerra mondiale.

Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali, collaborando in particolare con università e centri di ricerca in Germania, Francia, Spagna, Belgio e Polonia. Attualmente è Direttore scientifico dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec) presso l’Università di Padova.

Fra i suoi studi, molti dei quali tradotti in tedesco inglese francese e spagnolo, ricordiamo, per i temi del corso, i volumi: La guerra della memoria. La Resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 a oggi, Laterza, Roma-Bari 2005; Criminali di guerra in libertà. Un accordo segreto tra Italia e Repubblica federale tedesca 1949-55, Carocci, Roma 2008; Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, Laterza, Roma-Bari 2013; Nel cantiere della memoria. Fascismo, Resistenza, Shoah, Foibe, Viella, Roma, 2020.

Ha anche curato i volumi: Memoria e Rimozione. I crimini di guerra del Giappone e dell’Italia, Viella, Roma 2010 (con Giovanni Contini e Marta Petricioli); L’Europa e le sue memorie. Politiche e culture del ricordo dopo il 1989, Viella, Roma 2013, (con Bruno Groppo); Le ombre del passato. Italia e Polonia di fronte alla memoria della Shoah, Viella, Roma 2018 (con Francesco Berti e Joanna Sondel Cedarmas); Italia e Germania dopo la caduta del Muro. Politica, cultura, economia, Viella, Roma 2019 (con Monica Fioravanzo e Lutz Klinkhammer); L’Europa dei nazionalisti. Prospettive storiche, Franco Angeli, Milano, 2020 (con Francesco Berti e Valentine Lomellini); Culture antisemite. Italia ed Europa dalle leggi antiebraiche ai razzismi di oggi, Viella, Roma, 2021 (con Annalisa Cegna); Le vittime italiane del nazionalsocialismo.Le memorie die sopravvissuti tra testimonianza e ricerca storica, Viella, Roma 2021; Rethinking Fascism. The Italian and German Dictatorship, De Gruyter, 2022 (con A. Di Michele).


20 giugno - Aula XI di palazzo Gallenga

Le italiane del secondo dopoguerra e le aporie della cittadinanza

Simonetta Soldani

Nella scorsa stagione ha avuto larga eco e fortuna un film di Paola Cortellesi imperniato sul valore che viene ad assumere nella vita di una "donna qualunque" quotidianamente oppressa in famiglia la conquista del diritto di voto: una conquista che permise subito a un esile quanto cruciale gruppo di donne di partecipare alla definizione e alla stesura della nuova Costituzione repubblicana, mentre alcune altre - rarae aves - diventavano sindache e assessore.

La sacrosanta valorizzazione della novità storica costituita dall'estensione a (quasi) tutte le donne adulte del diritto di voto attivo e passivo e dalla loro larga partecipaizone alle tornate elettorali non può però farci dimenticare le difficoltà e le cautele che connotarono il loro ingresso nelle istituzioni rappresentative del Paese, a tutti i livelli. Di qui l'esigenza di una riflessione che consenta di mettere a fuoco le aporie - materiali e culturali, oggettive e soggettive - di uno stallo destinato a durare più di vent'anni, e dunque a sopravvivere senza problemi all'Italia di cui era espressione.


Simonetta Soldani

Simonetta Soldani si è laureata a Firenze nel 1967, e ha insegnato Storia del Risorgimento e Storia contempornea prima all'Università di Siena (1974-1988) e poi a quella di Firenze (1989-2017), dove ha tenuto anche la direzione del Dottorato in Studi storici.

Fa parte della Società italiana delle Storiche fino dalla sua fondazione nel 1989. Dal 1982 al 2022 ha fatto parte della direzione della rivista distoria contemporanea "Passato e presente". Si è occupata di storia europea dell'Ottocento e del primo Novecento, di storia della scuola dell'Italia post-unitaria come fattore di nazionalizzazione e di storia delle donne, con un'attenzione specifica alle dinamiche del lavoro e dell'acculturazione alla modernità.

Nel 2011 è stata insignita dal presidente Giorgio Napolitano dell'onoreficenza di Grande Ufficiale della Repubblica "per i suoi studi sulla storia risorgimentale italiana e sulla costruzione della comunità politica nazionale, anche con riferimento alle tematiche di genere".

Fra le numerose pubblicazioni ricordiamo, sui temi del corso: Donne & Giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di S. Soldani e S. Franchini), FrancoAngeli, Milano, 2004; Prima della Repubblica. Le italiane e l'avventura della cittadinanza, in Una democrazia incompiuta. Donne e politica in Italia dall'Ottocento ai nostri giorni (cura di N.M. Filippini e A. Scattigno), Milano, Franco Angeli 2007, pp. 41-90; Di generazione in generazione. Le Italiane dall'Unità a oggi, a cura di S. Soldani (con M.T. Mori, A. Pescarolo, A. Scattigno), Roma, Viella, 2014.


I discussant saranno: Salvatore Cingari (18/6), Alessandro Simoncini (19/6) e Siriana Sgavicchia (20/6).

Coordina Salvatore Cingari.


Destinatari del corso

Appassionati di discipline umanistiche e politico-sociali, docenti di lingua e civiltà italiane nelle scuole e nei dipartimenti universitari in Italia e nel mondo, studiosi di discipline “italianistiche”, studenti iscritti ai corsi di laurea e di dottorato.


Modalità di partecipazione

È possibile seguire il corso in presenza o a distanza* e iscriversi all'intero corso o a singole giornate.

Gli incontri si svolgeranno, al mattino, dalle 11:00 alle 13:00; il pomeriggio del 18 dalle 14:30 alle 16:30, 19 e 20 dalle 15:00 alle 17:00.

Gli incontri si svolgeranno a palazzo Gallenga, le prime due giornate in aula Magna e il terzo giorno nell'aula XI.

Ognuna delle tre giornate prevede la presenza di un docente diverso, che svolgerà al mattino (ore 11-13) una lectio magistralis di un’ora circa, per poi affrontare un inizio di discussione stimolata da un discussant (un docente della Stranieri) e poi, al pomeriggio (ore 14:30-16:30), un seminario con domande da parte dei discenti.


Riconoscimento crediti formativi universitari (CFU)

Verranno riconosciuti 3 CFU:

  • ai dottorandi dell'Università per Stranieri di Perugia che frequenteranno l'intero corso in presenza 
  • agli studenti iscritti ai corsi di laurea e laurea magistrale dell'Ateneo che frequenteranno l'intero corso in presenza e supereranno una prova finale* 

Ai fini del riconoscimento della presenza gli studenti interessati dovranno premurarsi di firmare in ingresso e in uscita l'apposito registro.

*La prova finale si svolgerà online, su Microsoft Teams, martedì 2 luglio.
Gli studenti che hanno frequentato il corso riceveranno il collegamento via email.


Modalità di iscrizione

Per iscriversi compilare l'apposito modulo online entro il 12 giugno 2024.
Chi non ha effettuato l'iscrizione potrà comunque partecipare, ma non ne sarà rilevata la presenza ai fini del riconoscimento CFU, né per il rilascio dell'attestato di partecipazione.

La partecipazione è gratuita.


Frequenza e attestato di partecipazione

Chi frequenterà l'intero corso in presenza potrà richiedere un attestato di partecipazione.
Ai fini del rilascio dell'attestato, gli interessati dovranno premurarsi di firmare in ingresso e in uscita l'apposito registro.


Comitato scientifico e organizzativo

Salvatore Cingari (coordinatore)
Carlotta Caravaggi, Cinzia Ciacci, Sonia Giugliarelli, Francesca Massa, Siriana Sgavicchia, Maria Rita Silvestrelli, Alessandro Simoncini, Roberto Vetrugno.