COMPSI: il corso di laurea magistrale che dà lavoro qualificato

28 settembre 2021

Il corso in Comunicazione pubblicitaria, storytelling e cultura d'immagine vanta una soddisfazione tra gli iscritti del 95% ed oltre l’80% degli occupati a tre anni dal titolo, nel mercato di riferimento

Quando mi hanno chiesto se volevo inserire nel sito d’ateneo una mia intervista sul COMPSI ho preferito far parlare gli studenti: abbiamo un gradimento del 95% da parte degli iscritti, e il loro punto di vista è sicuramente più importante del mio”. Risponde così Antonio Catolfi, presidente del corso di laurea in Comunicazione pubblicitaria, storytelling e cultura d'immagine, ai ragazzi all’Open day quando gli chiedono i motivi del successo di questa magistrale.

Uno dei punti forti del piano di studi - prosegue - è la presenza di insegnamenti davvero professionalizzanti e molto attrattivi per gli studenti, perché affidati a professionisti del settore”.

Di fatto, ad esempio, il Laboratorio di Montaggio e Post Produzione dello spot pubblicitario è tenuto da Leonardo Galeassi, digital artist dei registi Sorrentino e Moretti, tra gli altri, e quello di Linguaggi della progettazione multimediale è gestito da Catolfi insieme a Stefano Paolillo, primo operatore responsabile della fotografia della Rai, nonché psicologo dell’audiovisivo.

Altri professionisti di spicco gestiscono i Laboratori di Food photography e still life e di Pubblicità radiofonica, social network e gamification. Per il secondo trimestre vi è inoltre l’ipotesi di laboratorio sulla produzione di news online.

Questo corso magistrale, che forma al management strategico e operativo della comunicazione (radiofonia, cinema, pubblicità, giornalismo, gaming) ha un piano di studi composto di insegnamenti teorici che integrano in modo organico la formazione professionalizzante. Tra essi Digital sociology, English for advertising, Scrittura creativa e storytelling, Psicologia del pensiero e dei processi decisionali, Semiotica del testo pubblicitario.

Un percorso di studio che piace ai giovani, perché risponde ad una domanda di formazione nella cultura digitale della comunicazione, in cui essi sono cresciuti e si esprimono naturalmente.