Borse di studio Osservatorio Cera di Cupra

Bando di Concorso "Pari Opportunità: un’educazione libera da stereotipi"

Bando di concorso per tre borse di studio dell’importo di:

  • 1°classificata Euro 5.000,00
  • 2°classificata Euro 3.000,00
  • 3°classificata Euro 2.000,00

(importi da intendersi al lordo delle ritenute fiscali di legge)

Riservato alle studentesse italiane e straniere dell’Università per Stranieri di Perugia regolarmente iscritte ai Corsi di Laurea triennale e magistrale dell’Ateneo.

Scadenza prorogata al 20 settembre 2015.


Le vincitrici sono:

Sara Morganti - Punto e virgola

Sara MorgantiMi dispiace, non sono molto brava a parlare di me. Spero che qualche breve informazione possa bastare.
Mi chiamo Sara Morganti, classe 1990. Vengo da Prato e sto terminando il corso di Laurea Magistrale in Insegnamento dell’italiano a stranieri.
Se tutto va bene, mi laureo a febbraio!

Essere fra le vincitrici del concorso Cera di Cupra è stata una grande soddisfazione e potervi partecipare, oltre ad essere stata una grande opportunità per la quale ringrazio, è stata anche un’esperienza che mi ha messo alla prova.
Sviluppare un tema così ampio in uno spazio così piccolo, come era quello richiesto dal bando di concorso, non è stato per niente facile. Cercavo i personaggi per la mia breve storia e volevo che fossero interessanti e un po’ ribelli.
Volevo qualcuno che fosse abbastanza volenteroso (o semplicemente un po’ pazzo?) da andare contro le regole imposte per migliorare la propria vita.
Ma non volevo che fossero un uomo e una donna, cercavo un simbolo, una metafora. Volevo divertire, nel senso etimologico del termine: spostare lo sguardo altrove, perché penso che sia un buon modo per comprendere alcuni significati profondi che sfuggono ad un’osservazione fissa e diretta. Questo era il mio punto di partenza.
Ho riflettuto, per trovare qualcosa che facesse al caso mio. Ho cercato nel mondo degli animali, in quello degli elettrodomestici, in quello della matematica. Non mi convinceva niente: evidentemente non erano mondi che mi appartenevano poi tanto. E alla fine, improvvisamente e un po’ per caso, ho trovato qualcosa che andava benissimo per me. Devo ringraziare a questo punto la prima persona a cui ho fatto leggere il mio racconto. Senza le sue immediate dimostrazioni di entusiasmo, molto probabilmente l’avrei cestinato! E ringrazio di cuore anche tutte le persone che l’hanno letto dopo e che mi hanno riservato un gesto o una parola carina.

"Scosse forte la testa nel tentativo di riprendersi e solo allora, con la coda dell’occhio, la vide. Era sempre stata là sotto, ma lui non ci aveva mai fatto caso. Era come lui, ma un po’ diversa da lui. Cioè, si capiva che anche lei era un segno di punteggiatura, ma aveva un che di meravigliosamente sconosciuto e inafferrabile, tutto racchiuso in quella piccola onda che era".

Elisa Gosta - Le Principesse hanno la spada laser

Elisa Gosta (con la spada laser)Vivo e studio a Perugia, dove frequento presso questo Ateneo il secondo anno del corso di laurea magistrale in Italiano per l’Insegnamento a Stranieri.
Mentre studiavo per laurearmi in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Perugia, ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo e dell’editoria, per poi specializzarmi nel settore dell’organizzazione di eventi.
Ho fondato La fabbrica delle idee, un’Associazione di Promozione Sociale della quale attualmente sono Presidente.
Da quest’anno faccio parte dello Star Wars Club Perugia e del Comitato di Selezione Ufficiale del PerSo – Perugia Social Film Festival.
Sono un’appassionata di cinema, libri e fumetti.
Quando posso partecipo a giochi di ruolo dal vivo, mi dedico alla scrittura creativa e occasionalmente alla redazione di articoli giornalistici.

L’idea dell’elaborato
“La prima volta che mia nipote mi disse: «Zia, voglio essere una principessa!», ho pensato: Ecco, ci siamo, mannaggia a tutte le favolette zuccherose e i loro stereotipi! «E che principessa vuoi essere, amore?» le chiesi. La mia nipotina corse a prendere un foglio da disegno e me lo passò tutta eccitata. Io rimasi incredula: riconobbi subito il personaggio, anche se stilizzato. Il vestito bianco, la strana acconciatura. Era proprio la principessa Leila di Guerre Stellari. E aveva anche la spada laser in mano”.
Una zia, sua nipote e una spada laser: ecco le tre protagoniste del mio lavoro.

Sembrerebbe azzardato affrontare un tema delicato come quello delle pari opportunità, di come sia possibile oggi ripensare un’educazione che sia libera da stereotipi ispirandosi ad una saga fantascientifica, per di più anche un po’ datata… Capirete tuttavia che un’appassionata di Guerre Stellari non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire l’occasione di prendere spunto dalla serie – di cui tra meno di un mese uscirà nei cinema italiani l’ultimo episodio – per scrivere un elaborato creativo.
Devo ammettere che prima d’inviarlo qualche perplessità l’ho avuta: interrogativi su come sarebbe stato accolto e quanto avrebbe riso la commissione esaminatrice della stramba idea che avevo avuto, mi sono passati più volte per la mente. Ma, accidenti, non avrei potuto scegliere un’idea più potente! Confidando che tra i membri della commissione ci fosse qualche appassionato della saga, ho spedito il lavoro… e il risultato ha premiato il mio coraggio!
Sin da bambina, ho sempre guardato all’universo fantascientifico di Star Wars come a un mondo parallelo, straordinario, che permetteva alla mia fantasia d’oltrepassare i confini del mondo che conoscevo. Da grande, la consapevolezza della sua irrealtà non mi ha fatto smettere di osservarlo con la stessa curiosità: gli occhi non sono più quelli di una bambina, ma di una donna che sa riconoscere i valori portanti della società in cui vive, che ha interiorizzato l’importanza dell’educazione al rispetto delle differenze e che cerca, nella sua esperienza quotidiana, di ascoltare l’altro senza giudicarlo.

Con questo semplice racconto, scritto di getto in un caldo pomeriggio di metà giugno, ho dato il mio personale contributo su un tema a cui sono particolarmente sensibile. Le principesse hanno la spada laser vuole essere uno spunto di riflessione “fuori dagli schemi” sulla situazione sociale in cui viviamo oggi.
Non ci sono umani, umanoidi, alieni e droidi che si danno battaglia come nella galassia starwarsiana, bastano semplicemente le differenze di genere a creare “guerre” più pericolose di quelle combattute con le armi, ad erigere barriere che impediscono a uomini e donne di capirsi ed accettarsi per quello che realmente sono, e non per come la società vorrebbe che fossero. Combattere gli stereotipi culturali è uno dei primi passi da compiere e, proprio perché essi si radicano all’interno del nostro io sin dall’infanzia, condizionando il nostro modo di percepire la realtà, si dovrebbe tornare a guardarla con gli occhi di un bambino. O, in questo caso, di una bambina che, al pari della principessa Leila, non si sente meno femminile nel fare una “cosa da uomo” come maneggiare una spada laser.

Giulia Landolina - Latte Macchiato

Giulia Landolina“Si scrive per raccontare, si racconta per esistere.”
Mi chiamo Giulia Landolina, vengo da un paesino in pv di Palermo e sono al primo anno di LiciP.
Mi sono diplomata al liceo classico, percorso di studi che oltre ad avermi formata a livello culturale mi ha fatto crescere come persona insegnandomi ad allargare sempre di più i miei orizzonti.
Ho imparato ad essere più intraprendente, ad apprezzare la semplicità delle piccole cose, a far collaborare tra loro nelle decisioni mente, cuore e pancia.
Amo viaggiare, scrivere, leggere, recitare, tutte cose che mi permettono di tanto in tanto di fuggire dalla monotonia e dalla realtà.
Sin da piccola sogno di diventare insegnante di letteratura e adesso ancor di più con la fiera convinzione che spesso essa, con le sue poesie e le sue storie, ci legge dentro aprendo cassetti magari a noi stessi sconosciuti.

Latte Macchiato è il terzo racconto che ho scritto e come gli altri due è molto legato a quella quotidianità che spesso ci passa sotto gli occhi senza che ce ne accorgiamo.
Questa volta ho deciso di raccontare come una donna di successo possa anche nascondere sotto il suo abito elegante dei piccoli segreti, di quelli che si possono confidare seduti ad un bar davanti a un gelato o a un caffè con un po’ di latte, per rendere il tutto molto formale con un pizzico di particolarità.