Palazzo Gallenga Stuart

immagine dell'arco etruscoA ridosso dell’Arco Etrusco, nel luogo occupato da tempo dalle case di famiglia, il marchese Giuseppe Antinori (1677-1745) fa costruire a partire dal 1737 un nuovo Palazzo su progetto dell’architetto romano Francesco Bianchi. Dopo la morte di Giuseppe sarà il figlio Gerolamo a completare l’impresa compiuta nel 1758 sotto la guida dell’architetto perugino Pietro Carattoli.

facciata di Palazzo GallengaL’architettura dell’edificio di stile tardo-barocco è ispirata a soluzioni borrominiane e trae ispirazione da esempi romani come palazzo Doria Pamphili al Corso per la partizione della facciata. Il prospetto principale rivolto verso Piazza Grimana si sviluppa su tre livelli e termina con un piano attico; è scandito da dodici finestre, appoggiate su una doppia cornice e inquadrate da lesene. Tutto il paramento murario ricco di ornati, è realizzato in laterizio a vista, mentre l’avancorpo centrale è in travertino, materiale utilizzato anche per incorniciare le finestre ottenendo un raffinato effetto cromatico. Al centro si apre un grande portale tra una coppia di colonne doriche poggianti su un alto basamento messe a sorreggere il balcone.

Di particolare effetto scenografico è il cantonale mistilineo, vero elemento di raccordo con lo spazio circostante, è visibile da alcuni angoli della città in tutta la sua eleganza formale e costituisce uno degli elementi di maggior pregio di tutto l’edificio; qui secondo il progetto del Bianchi, nella nicchia al piano terra, era prevista la presenza di una fontanella, in realtà mai realizzata.

immagine dell'atrio di Palazzo GallengaGli interni sono riccamente decorati in gusto rocaille in stucco, grandi valve di conchiglia si aprono agli angoli dell’atrio, impreziosito anche da colonne binate e da due busti di divinità entro ovati. Al secondo piano una decorazione affrescata inizia dalle due anticamere di ingresso arricchite anche da tele parietali datate al 1762, con paesaggi e rovine di incerto autore. Nella prima di cinque sale contigue si sviluppa il tema del Tempo, raffigurato come l’anziano Saturno accompagnato dai suoi tradizionali attributi ovvero la clessidra e l’uroboro (il serpente che si morde la coda). Il tema prosegue nelle altre sale dove sono raffigurate le Quattro Stagioni inserite entro ampie cornici a trompe-l’oeil. La Primavera, una figura femminile con mazzi di fiori, l’Estate con putti che portano spighe, l’Autunno con Bacco tra putti e grappoli d’uva, e l’Inverno, raffigurato come un vecchio davanti a un braciere in atto di scaldarsi mentre verso di lui soffiano gelidi venti. La quinta sala chiude il ciclo ripetendo al centro il motivo degli amorini alati con le tre rose dello stemma Antinori, i monocromi sulla cornice alludono ancora alle Quattro Stagioni. L’intero apparato decorativo fu eseguito dallo stesso Pietro Carattoli insieme a Nicola Giuli e Francesco Appiani, attivo quadraturista del tempo.

Allegoria dell'ItaliaGli Antinori, una delle famiglie che animarono la vita culturale di Perugia, vi abitarono fino al 1855, anno in cui cedettero il palazzo a Pietro Martinori che lo comperò senza mai abitarvi e per farne successiva speculazione dopo avervi apportato alcune migliorie. A questo periodo risale anche una decorazione eseguita da Domenico Bruschi nel 1862 a celebrare l’Unità Nazionale con l’Allegoria dell’Italia con lo scudo dei Savoia e lo statuto albertino in un ambiente del mezzanino al primo piano che sarà più tardi lo studio del senatore Romeo Adriano Gallenga.

immagini della Sala GodonianaNel 1874 il Palazzo fu venduto a Romeo Gallenga, figlio primogenito del celebre giornalista e scrittore Antonio Gallenga, che lo acquistò in vista del suo matrimonio con Mary Stuart Montgomery. A questo momento della storia del palazzo è da riferire la decorazione a finto stucco su fondo oro dell’attuale sala Goldoniana, nata come sala da ballo e dipinta dal perugino Matteo Tassi ispirandosi a modelli rinascimentali come la volta del Collegio del Cambio. Lungo la cornice si leggono più volte le iniziali dei due sposi (“MS” “RG”). Al centro della volta due putti rappresentano l’alba (con la fiaccola), il tramonto (in atto di coprirsi il volto) e il dio Apollo con il suo carro trainato dai quattro cavalli. In tondi a monocromo sono rappresentati i dodici segni zodiacali e in quattro ottagoni Venere e Diana, Marte e Mercurio sui rispettivi carri. Il ricco apparato ornamentale è reso ancora più prezioso da tre vetrate di gusto neogotico eseguite nel laboratorio di Francesco Moretti con gli stemmi di Romeo Gallenga e Mary Stuart. La denominazione corrente si deve alla volontà di ricordare la presenza di Carlo Goldoni a Perugia. Il padre del commediografo era infatti il medico della famiglia Antinori e Carlo, appena adolescente, recitò in un’opera “La sorellina di Don Pilone” in un ambiente diverso, la sala ovale, di cui resta ricordo nelle antiche piante dell’edificio preesistente.

immagine dello scaloneIn seguito il Palazzo diviene sede della Regia Università per Stranieri e sarà adattato al nuovo uso con l’obbligo di conservare il nome della famiglia Gallenga. A questa fase della storia dell’edificio risale la costruzione dello scalone che conduce al secondo piano (1927-1928).

Nel 1935 Frederic Thorne Rider, ricco uomo d’affari californiano apprezzando particolarmente il contributo dell’Università per le relazioni fra i popoli, offrì un’ingente somma per il completamento del palazzo a cui si aggiunsero altri cospicui contributi raccolti da più parti. Venne dunque aggiunta l’ala verso via del Maneggio, edificata a partire dai disegni settecenteschi che già ne prevedevano l’innalzamento. In questa parte dell’ampliamento sarà ricavata l’imponente Aula Magna. Un primo progetto firmato da Dino Lilli proponeva un ambiente ispirato alle forme tardo barocche del palazzo, ma per volontà dell’allora soprintendente Achille Bertini Calosso si arrivò a un radicale mutamento allestendo l’ambiente “secondo il gusto odierno”. Con uno stile Italico essenziale legato ai dettami del fascismo la grande sala, ha un soffitto a cassettoni, finestre di pietra di Trani, pareti rivestite in marmo grigio reale, dove domina in lettere di bronzo il motto virgiliano ANTIQUAM EXQUIRITE MATREM (Eneide III, 96).

La luce dell’antica MadreA Gerardo Dottori, principale esponente dell’aereopittura futurista a Perugia, veniva poi affidata la realizzazione del dipinto murale di fondo, La luce dell’antica Madre, opera concepita nel 1937 a illustrare e concludere il progetto iconografico unitario dell’ambiente. Il dipinto murale mostra Enea sulle sue navi che guarda la cupola di San Pietro e il Colosseo - allusione diretta ai patti Lateranensi del 1929 - e da dove partono strade e acquedotti che attraversano verdi distese. In primo piano si vedono cinque figure maschili in atto di costruire; all’uomo rappresentato all’estrema sinistra Dottori aveva dato le sembianze di Mussolini, trasformate in un generico volto maschile dallo stesso pittore dopo la fine del Regime. Lungo le pareti si trovano bassorilievi di Enrico Cagianelli I quattro Punti cardinali, simbolo delle direzioni che tutte conducono a Roma, Bruno Arzilli (Scienze, Arti Figurative e Filosofia) e Tommaso Peccini (La Storia e le Arti liriche e drammatiche). Sulla parete di ingresso Gracco Mosci eseguiva le tre sovrapporte con al centro il Fascio littorio e lo Stemma dei Savoia e ai lati le Aquile in volo, simbolo dell’espansione della cultura italiana nel mondo.

Testo a cura della Prof.ssa Maria Rita Silvestrelli